Addio all’ex presidente del Senato Franco Marini già Segretario Generale della CISL

Classe 1933, abruzzese, si è spento stanotte a Villa Mafalda dove era ricoverato da qualche giorno a causa del Covid: ai primi di gennaio era risultato positivo al virus con sintomi ed era stato ricoverato una prima volta all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti.

Entrò nella Democrazia Cristiana nel 1950 e nel 1985 assunse la guida della Cisl. Franco Marini è stato fra i protagonisti di una stagione particolarmente feconda per la CISL, sul finire degli anni ’70, che lo vide insieme a Pierre Carniti affrontare una fase drammatica della storia italiana, alle prese col terrorismo – sono gli anni del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro – ma anche con la necessità di un forte rinnovamento nelle forme della rappresentanza e della tutela del mondo del lavoro.

Marini assunse la guida della CISL nel 1985, solo un anno dopo l’accordo di San Valentino (14 febbraio 1984) sulla scala mobile, non condiviso dalla componente comunista della CGIL, e a pochi mesi dall’assassinio di Ezio Tarantelli, economista e stretto collaboratore di Pierre Carniti, che di quell’accordo era stato uno dei principali ispiratori.
Franco Marini riassume più di altri, nella sua figura, un modo di intendere e praticare l’azione sindacale tipico della CISL: un pragmatismo animato da forti valori di riferimento, rigorosa autonomia anche quando sono evidenti identità e appartenenze, forte radicamento sociale anche nel proprio vissuto personale.

Divenuto senatore nel 2006, fu eletto presidente a Palazzo Madama battendo il candidato espresso dal centrodestra, il senatore a vita Andreotti. Nel 2008, con la caduta del governo Prodi, ebbe l’incarico da Napolitano di provare a formare un esecutivo, ma non ci furono le condizioni e rimise il mandato nelle mani del capo dello Stato.

Nel 2013 arrivò a un passo dal Quirinale: fu candidato da Bersani con il sostegno di Pd, PdL, Scelta Civica, UdC, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Centro Democratico, tra gli altri. Alla prima votazione non riuscì a raggiungere la maggioranza dei due terzi ma rimane, ancora oggi, il candidato non eletto col massimo numero di voti in un singolo scrutinio.

 

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